Puglia: lu sule lu mare e i pasticciotti 2

Quello che ancora non sapevo mentre scrivevo la prima parte di questo tour, è che la parte naïf in cui mi immaginavo scrivere a bordo piscina, sorseggiando un Cosmopolitan, sarebbe del tutto stata assente. In questo tipo di viaggi non hai il tempo di sederti e se ce l’hai sei troppo ubriaco, o stanco, o ubriaco e stanco perché i neuroni facciano contatto.Quello che viene richiesto, di solito, sono scatti dei posti che andrai a visitare e in cambio riceverai cibo, tanto cibo. E alcol. Tanto tanto alcol. E allora tu penserai che se c’è riuscito Bukowski, perché io no, sarò bella ubriaca e pericolosa. E invece ti svegli gonfia come un canotto, con il doppio mento di Renato Pozzetto e altro che scrivere Guerra e Pace, al massimo segnerai il numero della camera su cui addebitare i cocktail consumati.

GIORNO DUE – Il problema, quando cambi albergo e ti trovi a fare di nuovo la valigia, è che i vestiti si sono moltiplicati durante la notte. Quella borsa che avevi organizzato con la precisione di uno stratega, una volta aperta non sarà più la stessa. Al che, con la forza delle bestemmie, appollottoli tutto quello che trovi e speri non esploda lanciando mutande sui presenti.

La prima tappa della mattina è il Monastero degli Olivetani, un complesso inizialmente affidato ai monaci benedettini di Monte Oliveto, che oggi ospita il Dipartimento degli Studi Storici dell’Università del Salento. La bellezza del luogo è difficile da spiegare, tornerei a studiare solo per camminare sotto i portici. 

Da lì ci spostiamo al MUST, il museo di Lecce che non solo racconta la storia della città, ma contiene una raccolta di pezzi moderni e contemporanei. Da fare: salire sul tetto e godere del panorama. Da non fare: salirci con degli Instagramers che vi faranno stare sotto il sole cocente in nome dell’arte. Nel caso, protezione solare 50+ e portate a casa arte e pelle.

Nel frattempo si fa l’ora di pranzo e al Sud si mangia e si beve, costantemente. Sono quasi certa di non essermi fermata per più di un quarto d’ora senza un bicchiere in mano o un fritto. Ci intratteniamo a lungo alla Cantina delle Streghe, dove abbiamo modo di conoscerci meglio. Quando hai a che fare con 24 persone, da paesi diversi, non c’è altra lingua che ti unisca come l’alcol. Anche parlare a gesti diventa accettabile.

Dopo pranzo, abbiamo giusto il tempo di lasciare i bagagli all’Eos Hotel, per poi dirigerci all’instameet organizzato nel centro storico di Lecce. Dicesi instameet un incontro tra Instagramers, in cui si fanno foto tutte uguali perché il percorso è quello e quando torni in albergo bestemmi tutti i santi nell’accorgerti che c’era sempre qualcuno in mezzo alle balle nei tuoi scatti. Va detto che Lecce è bellissima, ricca di storia e vicoli pittoreschi, quindi vada per gli estranei presenti. 
La cosa buffa di essere un’ospite, è che ti accolgono personalità pubbliche come il sindaco. Tu sei la star in quel momento, magari mal vestita, con i ricci per l’umidità, piena di pizzichi di zanzara tedescotta style, ma la gente vuole farsi le foto con te. A saperlo mi mettevo in lungo, come l’artista russa che faceva parte del mio gruppo. Una donna che non sudava, non si spettinava, portava vestiti importabili dalla maggior parte degli esseri umani e l’incedere di una regina della steppa. Dietro io, l’amica cicciona che le ragazze si portano dietro a fare shopping per sembrare ancora più fighe quando escono dal camerino. 

Finiamo la serata alla Torre del Parco, una dimora storica del 1400, dove veniamo serviti come principi. Povertà in questo tour non pervenuta.

   

  

  

  
 
GIORNO TRE – Quando pensavo di aver già riempito occhi, cuore e stomaco con il Salento, veniamo portati a visitare la Grotta della Poesia. Si tratta di una piscina naturale formata dagli scogli che costituiscono uno dei luoghi più suggestivi della Puglia. Le rocce si affacciano a strapiombo su un’acqua cangiante – ora blu ora verde – e lo sguardo si perde all’orizzonte. Mi viene in mente un pezzo di American Beauty sulla bellezza e l’animo trema di fronte a questo spettacolo.

Subito dopo è la volta di Otranto, una bomboniera che si dipana tra vicoli bianchi come il latte e negozietti di souvenir. Io attraverso felice le strade infuocate, un cappello di paglia a ripararmi dal sole. Sono Liv Tyler in Io Ballo Da Sola fin quando non mi specchio in una vetrina. Ma si sa, la vita è un mozzico e non c’è tempo di pensare alle miserie del mio girovita, ché è già ora di pranzo. Voglio ricordare una cosa fondamentale: al Sud si mangia. E anche quando vi diranno che è un pasto veloce, piatti freddi, una cosa rimediata, stampatevelo bene in testa: si mangia.

Non solo, ma per la prima legge della termogastronomia, in vacanza non ci sono regole. Vi offriranno vino alle nove e un quarto di mattina, melanzane sott’olio alle tre e un quarto del pomeriggio e improvviseranno una spaghettata alle due di notte.

Poi non dite che non vi avevo avvertito.

Ci spostiamo a Corigliano D’Otranto, dove veniamo accolti da un complesso girovago di pizzica, che si esibisce per noi all’interno del castello. Un tempo, tale fortezza serviva a scopi militari, oggi ospita nelle sue torri delle camere attrezzate, dove poter vivere un’esperienza da veri re. 

Visto che è passata più di mezz’ora dall’ultimo pasto, approfittiamo della mostra di prodotti locali per ritrovare quella manciata di calorie perse.

Continuiamo alle cave di pietra leccese dell’azienda Marrocco, dove tra massi e polvere che si alza sotto i nostri piedi, ridacchiamo come bambini.

Ormai sporchi e sudati, veniamo portati alla struttura che ci avrebbe ospitato per la notte, la Masseria Appide’. Decisamente un luogo dove organizzare il proprio matrimonio, con i gazebo sul prato e l’arco di glicine sotto cui passare.

Finiamo la serata a bere e mangiare fino a tarda notte.

   
    
 

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